Palazzo Rocca – Salone

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Palazzo Rocca – Salone

Gli affreschi sul soffitto, di gusto barocco, si devono a Francesco Malerba (fine XIX-inizio XX secolo) e raffigurano la volta celeste incorniciata da membrature architettoniche e putti inseriti in padiglioni marmorei. I sovrapporta, decorati con modanature in stucco e laccati, sono opera dell’ebanista Antonio Brizzolara. Il mobilio, in legno di noce intagliatoe scolpito, è costituito da quattro divani e otto sedie ed è opera di una bottega chiavarese del primo quarto del XX secolo. Su alti piedistalli in ebano intagliato sono posti due vasi giapponesi, databili al XIX secolo, del tipo “Imari”; sul lato opposto si trova una coppia di vasi cinesi, su due mensole sorrette da cariatidi a tutto tondo. La disposizione dei dipinti rispecchia il gusto dei collezionisti del XVII e XVIII secolo, che amavano affollare le pareti, senza un particolare ordine logico, di quadri eterogenei per stile e per autore. I sovrapporta sono ornati da tele raffiguranti i quattro Evangelisti: San Giovanni con l’aquila simbolica (porta di accesso al vestibolo), San Luca, con il toro simbolico (porta verso la sala 9), San Matteo recante una penna e un rotolo (porta verso la sala 6), San Marco con veste gialla e manto azzurro (porta verso la sala 5). Le tele, databili alla fine del XVII secolo, si rifanno alla tradizione pittorica ligure del secolo XVII e furono collocate in questa posizione nel 1904 dall’ebanista Antonio Brizzolara, al quale Giuseppe Rocca aveva affidato numerosi lavori di falegnameria e di restauro nel Palazzo. Da destra: Maria Maddalena in meditazione, di pittore emiliano del XVII secolo; in alto, Madonna con Bambino di un maestro lombardo del XVI secolo. Il grande Paesaggio con figure al centro della parete, come l’analoga tela collocata di fronte, è di un ignoto paesaggista attivo a cavallo fra XVII e XVIII secolo. Più avanti, in basso: Giacobbe e il gregge, copia da una frammentaria tela del 1638 di José de Ribera, detto “lo Spagnoletto” (1591-1652), conservata alla National Gallery di Londra; sopra: San Gregorio Magno, copia del famoso dipinto del pittore veneziano Carlo Saraceni (1579 circa – 1620), testimonianza della lunga fase romana dell’artista e oggi conservato nella Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma. Sulla parete verso il parco: Mosè alla prova del fuoco e Mosè bambino calpesta la corona del Faraone, entrambi attribuibili a un pittore genovese della metà del XVII secolo influenzato dai modi di Assereto; al centro, Predica di un giovane chierico nella Cattedrale di Genova, opera di Domenico Fiasella e databile attorno al quarto decennio del XVII secolo. Si tratta di un quadro d’occasione, collegato probabilmente alla prima predica pronunciata da un rampollo di nobile famiglia nella cattedrale genovese di San Lorenzo, alla presenza del doge, dell’arcivescovo, dei genitori, di senatori e dei membri del capitolo. Sulla parete successiva: Crocifisso, (siglato sul retro F.C.) di ignoto artista genovese della cerchia di Gio. Benedetto Castiglione detto “il Grechetto” (1610-1665) – forse suo figlio Giovanni Francesco – ispirato ai modi di Anton van Dyck. In alto: Madonna con Bambino e San Giovannino, modesta imitazione di un’opera dello spagnolo Murillo (1618-1682); a sinistra del paesaggio centrale sono due tele attribuibili a due seguaci di Luca Cambiaso: una Maddalena e un Cristo con la Samaritana. Alla parete verso la strada: a destra Transito di San Giuseppe, della bottega di  Domenico Piola (1627-1703), come pure la Madonna con Bambino e San Francesco. Il quadro centrale, raffigurante la Cena in casa del Fariseo e attribuibile a un allievo di Domenico Fiasella (1589-1669), riprende lo schema compositivo di un dipinto di piccolo formato eseguito dal Cigoli nel 1596 e conservato a Roma (Galleria Doria Pamphili). Al centro della parete spicca il grande Ritratto di Giuseppe Rocca – l’ultimo proprietario del Palazzo – realizzato intorno al 1911 da Cesare Tallone (1853-1919). Sulla parete verso il parco sono quattro stampe dell’incisore di origine svizzera Domenico Aspari (1754-1831), attivo a Milano; le stampe raffigurano appunto vedute di questa città: L’Ospedale Maggiore (1790), Palazzo e Piazza Belgioioso (1788), La basilica di San Lorenzo (1791), Il mercato di Porta Ticinese (1786). Il lampadario a trenta luci, in bronzo dorato, dei primi anni del XX secolo, è opera della ditta Del Grosso di Milano. Il parquet è formato da tasselli in rovere, acero, palissandro e ciliegio, uniti a formare motivi geometrici; è opera della ditta milanese Spangher.

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